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Muoio senza niente addosso_approfondimento

Voglio dormire_14'30” di menzogna 
nasce per il concorso Picasso Sconosciuto indetto dall'associazione StatArt di Milano, e si aggiudica il premio come migliore performance nell'ottobre 2010. Tema del bando, la frase di Picasso “l'arte è una menzogna che ci insegna a comprendere una verità”.

La performance è un meschino atto di onestà, un’ammissione di colpa: la realtà delle creature plasmate è finta, l’arte smentisce l’arte coi mezzi dell’arte. Ogni gesto, ogni disperata azione del personaggio, è contraddetta verbalmente dal suo creatore, momentaneamente infetto da sincerità.  In un tripudio di fiori finti, annaffiati con dovizia, i due non si staccano da lì: elettroni intorno al nucleo, pianeti condannati dalla gravità al loro sistema solare, cercano nuovi occhi per scrutare il vero facendo il falso. Alla fine, sembra quasi che per il tempo di un respiro, di un battito di ciglia, la verità venga fuori, germogli nel mentire: l’unica verità possibile, pasoliniana, percepibile in gola, ma ineffabile. Fra le macerie di questo grigio cantiere che è il presente, i toni di bianco, nero e grigio, tristi nel loro richiamare Guernica, assumono per un secondo colori di vita.

Di seguito le motivazioni della giuria:

"Voglio Dormire, 14’ 30” di menzogna, degli Ophelia Lauper, coglie appieno l’ambiguità della genesi della creazione di Picasso in cui demone e demiurgo si muovono tra realtà e finzione. Da una parte creano un sistema “razionale”, per riflessione e meditazione, che poi scardinano appellandosi alle forze primordiali violente e viscerali dell’uomo. Si ribadisce la dicotomia onnipresente nell’animo umano di luce-tenebre, uomo-bestia, ragione-istinto nel loro continuo lottare e altalenarsi, dove l’essenza della vita è colta nello scontro in atto e non nella soluzione che mai arriverà, sullo sfondo di una luce che assimila la divina a quella luciferina.

Nella scena degli Ophelia Lauper massima è la cura prestata alle varie componenti che strutturano la rappresentazione. Musica, danza, costumi, scenografia, recitazione, luci e suoni fanno un tutt’uno limpido e organico nel simulare la fosca tragedia del vivere quotidiano che assume qui toni mitici e profetici".